Welfare

Cenerentola d’Europa Il Cnel striglia il governo

Solo lo 0,9 per cento del nostro Pil, contro il 3,7 della Francia e il 4,9 della Germania. Promemoria per Prodi. Mentre si discute su riccometro e sanitometro

di Roberto Beccaria

Riforma del Welfare, redditometro, sanitometro. Novità a vantaggio della famiglia? È ancora tutto da verificare. Per intanto il Cnel (Consiglio nazionale dell?economia e del lavoro) ha presentato i risultati di una ricerca, richiesta dalla commissione Affari sociali della Camera, sulla spesa sociale. E i numeri seguono la più tradizionale abitudine italiana.
In particolare è risultato che la spesa sociale per le famiglie è la più bassa d?Europa: solo lo 0,9 per cento del Prodotto interno lordo, contro il 2,6 per cento della Germania, il 3,7 della Francia e il 4,9 della Gran Bretagna. Come se non bastasse il rapporto del Cnel riferisce testualmente: «Colpisce l?assenza di un qualunque schema di reddito minimo garantito per gli indigenti: negli altri Paesi si va da un?incidenza sul Pil della spesa per tale istituto del 2,44 per cento nel Regno Unito, all?1,49 della Germania e allo 0,27 della Francia». Come dire: in Italia lo Stato sociale non si occupa di famiglia e di indigenti.
E così, nel momento in cui si fa un gran parlare della riforma del Welfare, la ricerca del Cnel dà indicazioni precise su quel che c?è da fare. In particolare quello che viene chiamato il ?voucher?, un buono servizio per l?erogazione di servizi di assistenza.
Un altro capitolo di spesa per lo Stato, già oberato dalle uscite? No, se per questi servizi fosse rivalutato il ruolo significativo degli organismi non profit. Parola del Cnel. E non è tutto. Il rapporto suggerisce di fornire alle famiglie povere un credito familiare. Più o meno quello che ha promesso anche il ministro della Pubblica istruzione Luigi Berlinguer per la scuola. Ogni membro della famiglia riceverebbe una quota di credito (virtuale per i minori di 15 anni) da utilizzare secondo i bisogni. Così, per esempio, la casalinga potrebbe spendere la sua quota per una pensione, il giovane per l?istruzione, il malato per le spese sanitarie, il povero per sopravvivere. Per uno Stato sociale non più assistenzialista alla cieca, ma attento alle necessità di tutti.

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